«O ci sono i risultati o è crisi», è chiara la percezione del direttore di Rai Uno, Fabrizio Del Noce, sul Festival di Sanremo di quest'anno. Crisi significa farla finita con la kermesse nazional-popolare, le pretestuose polemiche, gli strascichi relazionali, le notazioni dei sociologi, le osservazioni dei politici e le chiacchiere. A parte qualche intellettuale particolarmente legato alla tradizione, con molte probabilità la chiusura del Festival lascerebbe indifferente il popolo della televisione. Tra il 1987 ed il 2008 sono oltre dieci milioni le persone che hanno smesso di seguirlo. La serata finale del Festival nel primo anno dell'era Auditel, il 1987 appunto, raccolse davanti al televisore 18,3 milioni di persone, per una quota d'ascolto strabiliante: il 77,5 per cento. La miglior serata dello scorso anno è stata seguita in media da 8,1 milioni di persone. Risultato da non buttar via, ma che non è riuscito da solo ad evitare che quella del 2008 risultasse l'edizione meno seguita da almeno ventidue anni a questa parte.
Aspirare a buoni risultati significa raccogliere buone entrate pubblicitarie, buoni ascolti, un attivo nel bilancio economico della manifestazione, la soddisfazione degli inserzionisti pubblicitari, rapporti sereni con i potenti, i politici, i sociologi e i pubblici. Un sogno per qualsiasi direttore.
Avere a disposizione una trasmissione in grado di produrre dieci e più milioni di spettatori è una buona occasione per chi investe in pubblicità televisiva. Essere seguiti da così tanto pubblico con un solo passaggio della propria comunicazione commerciale è vantaggioso anche a fronte di un congruo costo per contatto. E ancora nel 2007 pianificare il primo o il secondo intervallo commerciale ha significato comunicare con oltre dieci milioni di persone. E al terzo break erano ancora in 9,8 milioni a seguire Festival e pubblicità. Soddisfare e non deludere gli inserzionisti potrebbe anche portare a migliorare i rapporti per future pianificazioni e la Sipra, concessionaria di pubblicità della Rai, ne avrebbe bisogno. La società ha infatti chiuso l'anno, in accordo con i dati Nielsen, al -3,6% sul 2007, mentre Mediaset riesce a registrare lo 0,1% in più, in tempi di crisi e di drastica contrazione degli investimenti in pubblicità.
Nel predisporre il listino di questa 59° edizione del Festival la Sipra non ha tenuto conto del calo del rendimento della scorsa edizione ed ha lasciato inalterati i prezzi, sperando in un ascolto sensibilmente migliore, tale da giustificarne l'ottimismo. Il miglior risultato possibile sarebbe un ascolto di undici milioni di persone, ovvero la ripetizione della performance di Paolo Bonolis del 2005. La raccolta pubblicitaria del Festival si aggira sui 18 milioni di euro raggiunti attraverso la messa in onda di una media di 300 spot: sono stati 281 lo scorso anno e 320 nel 2007.
Il pubblico è diminuito, ma il Festival ha sempre inserzionisti affezionati che ne hanno seguito gli alti e i bassi, Vodafone ad esempio era presente nel 2003, insieme a Barilla, Ferrero e tanti altri, compreso il caffè Kimbo dei cui Pippo Baudo, conduttore del Festival 2003, è stato a lungo testimonial dal 1990. Logica vuole che adesso anche il caffè Lavazza utilizzi sinergicamente la presenza di Paolo Bonolis.
